3 novembre 1968
Possiamo partire, per questo evento, dall’osservazione del rialzo marino e dalla sua forma a piramide. La marea osservata mantiene quindi le regolari gobbe di ogni giorno, peraltro sollevate e poi riabbassate progressivamente. Non avendo un aspetto impulsivo, il rialzo è stato costruito metodicamente, in due giorni, da un insieme di azioni atmosferiche che si riconoscono dalle mappe: si vede un fronte molto esteso che avanza lentamente, mentre a oriente le masse d’aria resistono. Ciò determina nelle nostre zone la caduta graduale della pressione a partire da valori alti e livellati, e la persistenza di venti meridionali dovunque, anche sullo Jonio. I centri depressionari invece non si avventurano mai sul Mediterraneo. Sulle carte meteorologiche i piccoli cerchi si riferiscono alle principali stazioni di osservazione. Il numero alla loro sinistra, in alto, indica la temperatura. Si notino i valori, piuttosto elevati per la stagione, per le aree colpite dal vento meridionale: questa è una peculiarità che a Venezia viene ricordata in collegamento con molte grandi inondazioni. Le curve meteo delle stazioni adriatiche riservano altre osservazioni. Se si guardano le pressioni, si può vedere che, al passaggio della perturbazione, i valori sono regolarmente decrescenti dal basso Adriatico in su (Leuca, Bari, Termoli, Falconara) salvo poi crescere nella parte alta (Tessera, Ronchi). Come dire che la depressione è passata localizzandosi su Ancona. Ed ecco un riscontro sulle sesse che seguono: la frequenza di 11 ore (la seconda sessa) è anche stavolta bene sviluppata, in accordo con una certa concentrazione di energia in una zona intermedia. Giova osservare anche qui la barriera opposta dalle Alpi al movimento delle perturbazioni (flessione delle isobare).
ore 00 del 2 novembre 1968
ore 00 del 3 novembre 1968